Largo Consumo 6/2025 - Approfondimento - pagina 90 - 2 pagine - Maria Letizia Mele
La plastica del futuro
Le bioplastiche rappresentano oggi circa lo 0,5% dei quasi 414 milioni di tonnellate di plastica prodotta annualmente a livello mondiale, produzione destinata a crescere in risposta a una domanda di polimeri plastici sempre maggiore. In relazione a questo traino, anche la capacità produttiva globale di bioplastiche è attesa in aumento e passerà dai circa 2,47 milioni di tonnellate nel 2024 ai circa 5,73 milioni di tonnellate nel 2029. È questa la previsione di European Bioplastics (EuBp), l’associazione europea dei produttori di questi materiali, formulata nel Market Data Report 2024, elaborato in collaborazione con Nova-Institut (Hürth – Germania). Quello delle bioplastiche è un comparto articolato. Include i polimeri convenzionali derivati però da carbonio non fossile, vale a dire Pp, Pe, Pet eccetera, “biobased” perché ottenuti da materie prime rinnovabili che hanno il vantaggio di avere una impronta di carbonio inferiore rispetto agli analoghi derivati dal petrolio, ma, non essendo biodegradabili, possono contribuire all’inquinamento da plastiche e microplastiche. Un’altra famiglia è costituita dai polimeri naturali, come i derivati da amido o cellulosa, che sono per lo più biodegradabili. Ci sono poi polimeri sintetici e biodegradabili/compostabili (Pbs, Pla, Pha, eccetera).