29/05/2025
- Approfondimento di comunicazione d'Impresa - Viviana Persiani
VISTO A TUTTO FOOD 2025

Felicetti e il gusto dell’autenticità

Felicetti e il gusto dell’autenticità

Da sempre made in Val di Fiemme. Il biglietto da visita di Felicetti – che si chiama così dal 1908, anno nel quale Valentino Felicetti, imprenditore edile che lavora per l’Impero Austro-Ungarico, la rileva da Luigi Giacomelli – rivendica orgogliosamente l’enclave montana ai piedi delle Dolomiti dove oggi si produce, tra Predazzo e Molina di Fiemme, la famosa pasta. Che, da quella data, è cresciuta in numeri e referenze, venendo distribuita in tutto il mondo, senza fermarsi mai. Presente a TuttoFood, dove abbiamo incontrato il Ceo, Riccardo Felicetti, che ci ha dato tanti spunti di riflessione.

«Finalmente il Sistema Italia, nel mondo del cibo, comincia a fare sistema davvero, trovando una sintesi. Noi esportiamo tanto food italiano, ma dobbiamo essere in grado di fare incoming in maniera seria, creando una serie di opportunità ed eventi che stimolino le persone a venire nel nostro Paese. Non si possono organizzare quattro fiere nello spazio di poche settimane, perché è impensabile che un operatore estero varchi in continuazione l’Oceano per venire da noi. TuttoFood ha permesso questa perfetta sintesi: pensiamo a quante ore e costi di trasferta ciascuno di noi ha risparmiato avendo la possibilità di incontrare, in un unico luogo, referenti diversi, preparando bene l’agenda della manifestazione. Io sono per rendere ancora più coeso il sistema fieristico italiano, tra Parma e Milano».

Un pensiero su TuttoFood positivo, dunque, fin dalla prima edizione di Cibus, ma occorre tener conto della logistica, sempre nell’ottica Sistema Paese.

«Il nostro prodotto viene raccontato come emblema della tradizione alimentare italiana e, in parte, è vero, ma il mio bisnonno ha iniziato da subito a innovare a livello tecnologico, passando questa “malattia” del rinnovamento continuo di prodotti e processi anche alle generazioni successive. E io sto facendo lo stesso con la prossima. Innovazione non vuol dire rinnegare la tradizione, ma migliorarla, tenendo sempre presente che il consumatore è abitudinario e a volte l’innovazione eccessiva potrebbe frenarlo, soprattutto davanti al cambiamento di un prodotto che – come il nostro – non rappresenta semplicemente una consuetudine di consumo ma un vero e proprio elemento di cultura gastronomica. C’è da dire, peraltro, che un ruolo rilevante è giocato dalla comunicazione pubblicitaria, dove in tema di pasta – ma non solo – si insiste moltissimo sul concetto di tradizione come valore assoluto, anche se si dovrebbe capire cosa si intenda per tradizione, visto che ogni periodo ha la sua. In questo momento storico, ad esempio, si esalta il concetto del “free from”, promuovendo qualcosa che non c’è, quindi tutto è relativo. Noi puntiamo su altro, su innovazioni che siano davvero percepibili al palato, al di là delle singole tendenze di consumo. Prendiamo i nostri spaghetti al nero di seppia, che vengono prodotti utilizzando non la polvere liofilizzata, ma il liquido refrigerato del nero di seppia, che i pescatori scartano, creando così una omogeneità di lavorazione che anche in cottura non viene persa. A questo si aggiungono le innovazioni di formato, tema sul quale Felicetti è sempre in movimento, con oltre 100 referenze a catalogo». Di certo, il gusto, parla da solo, e sarà capace di convincere, al di là di ogni slogan.

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