12/05/2025
- Approfondimento di comunicazione d'Impresa - Viviana Persiani
visto a tuttofood 2025

Tra i nuovi sapori dell’innovazione Petti, grande attenzione al territorio

Tra i nuovi sapori dell’innovazione Petti, grande attenzione al territorio

Un compleanno importante quello del Gruppo Petti che, proprio quest’anno, compie 100 anni. Era il 1925 quando Antonio Petti fondò la “Ditta Antonio Petti fu Pasquale”, dando inizio a una lunga tradizione, nell’arte delle conserve del pomodoro, che dura ancora oggi, fondendo un alimento come il pomodoro con la tradizione toscana.

La Italian Food S.p.A., oggi guidata da Pasquale Petti, quarta generazione della famiglia, nasce nel 1973, quando il Gruppo Petti rileva lo stabilimento produttivo sito a Venturina Terme (LI) in Toscana, dando lustro al brand Petti. Ne abbiamo parlato con lo stesso Pasquale Petti, Direttore Generale, presente a TuttoFood, la Fiera internazionale specializzata nel Food & Beverage. «TuttoFood è anche l’occasione per festeggiare il nostro Centenario, cogliendo l’opportunità dell’affluenza di tanti buyer, italiani ed esteri, così da comunicare i nostri valori. Un’azienda da 100 anni sul mercato, alla quarta generazione nella gestione, con la scelta di lanciare il marchio Petti, prodotto in Toscana, venduto in Italia e all’estero, per dare al consumatore una scelta differente rispetto al resto del mercato del pomodoro. Con Petti, offriamo, a chi ci consuma, l’indicazione geografica tipica, a ulteriore garanzia, per un prodotto particolare, lavorato in Toscana, nello stabilimento di Venturina Terme (LI), a bassa temperatura, con la tecnica antica della Cold Break Production (a differenza degli altri, che usano la Hold Break). Un plus che consente di avere un pomodoro in bottiglia con la stessa fragranza, colore e consistenza del pomodoro appena cucinato in casa.

 Nello stabilimento campano, invece, guidato da mio padre e mia sorella Veronica, si realizzano solo PL per il mercato estero che non produce da pomodoro fresco, ma da prodotto industriale, ovvero semilavorato; non produce a marchio Petti, esclusiva, invece, dello stabilimento toscano. Quando è stata lanciata la linea, nel 2012, in pochi conoscevano l’importanza della Toscana nella produzione del pomodoro. Dopo, ci hanno copiato in tanti. Il nostro è un settore standardizzato e, proprio per questo, abbiamo cercato di differenziarci».

Difficile non riconoscere Petti, a partire dal gusto, ma anche dalla bottiglia. Pasquale continua: «Abbiamo anche investito sul packaging, con bottiglie personalizzate ed etichetta trasparente che consente sempre di visualizzare il prodotto su tutti i lati.

Nel 2020, abbiamo lanciato una linea di sughi senza aggiunta di alcun tipo di zucchero aggiunto, conservante, addensante e acidificante.

L’ultima pensata è stata quella di fare un blending di pomodoro della stessa varietà, ma coltivato su terreni diversi, ovvero la Passata ai 6 pomodoriLa Completa”, prendendo l’eccellenza delle sei regioni italiane più famose per la coltivazione di pomodoro, ovvero Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Puglia e mischiando i prodotti nella stessa percentuale, per rendere la passata equilibrata. Innovazione che serve anche per far accendere i riflettori sul nostro brand, che ha vinto anche il premio come Prodotto dell’Anno 2025.

 Il 55% del nostro fatturato deriva da promozione, perché il consumatore, spesso, predilige il prezzo in offerta, quando va al supermercato. Il nostro è un settore che dà più preferenza alla competitività, con vari escamotage, spesso, rispetto alla qualità.

Chi aiuta l’industria? I dazi andranno a danneggiare ulteriormente il Made in Italy, considerando anche che i nostri sono prodotti di qualità e che costano di più rispetto alla concorrenza estera. I consumatori, davanti a un simile inasprimento del prezzo, si rivolgeranno a prodotti di provenienza europea e non, ma più economici. Noi, in America, non esportiamo il marchio Petti, perché c’è sempre stato il dazio sul pomodoro, ovvero il 12%, in quanto gli Usa sono sempre stati protezionisti, cercando di far crescere l’agricoltura del loro Paese. Mio padre, che gestisce l’impianto campano, compra moltissimo pomodoro dalla California, che è un ottimo prodotto anche dal punto di vista della reputazione, a un prezzo vantaggioso, che non paga trasporto. In quello Stato hanno sviluppato pomodori che nascono bene, pur con poco tempo di maturazione. Non a caso il seme americano Heinz è il più gettonato anche in Italia, per il prodotto industriale».

Pasquale Petti dichiara, concludendo: «Noi stiamo costruendo un nuovo stabilimento industriale in Toscana, a 5 chilometri dalla nostra sede che sostituirà l’attuale. La produzione avverrà sempre nel rispetto della filiera certificata toscana e sarà strategica per offrire lavoro ai tanti cassaintegrati dell’acciaieria Lucchini e a quelli del lavoro indotto del porto di Piombino. In questo modo, possiamo anche tutelare l’agricoltore toscano, con l’aiuto della Regione Toscana che ci darà un aiuto per gli sbocchi».

Argomenti

Citati in questo articolo:
Toscana, Pasquale Petti, Italian food, Private label, made in Italy, Gruppo Petti