Largo Consumo 11/2025 - Notizia breve - Pubblicato on line - Paola Risi
Quando a comprare sono i gruppi italiani
«Brand e stabilimenti produttivi rimessi sul mercato dai grandi gruppi internazionali offrono un’interessante opportunità di crescita per le aziende italiane a patto di uno scatto culturale garantito da un supporto manageriale».
È quanto sostiene Angelo Mastrolia, Presidente di NewPrinces Group, oltre che uno dei principali protagonisti del trend che vede sempre più aziende di casa nostra acquisire marchi e asset industriali dalle multinazionali invertendo (almeno in parte) un processo che assegnava al made in Italy quasi esclusivamente il ruolo di oggetto di investimenti esteri.
«Sin dall’inizio la nostra azienda ha individuato nelle opportunità offerte dalle multinazionali che mettono in vendita i loro marchi uno dei suoi principali assi di sviluppo – sottolinea Mastrolia, ricordando come a quasi 20 anni fa risalga ormai la prima acquisizione di una grande azienda (lo stabilimento Buitoni di San Sepolcro da Nestlé) –. Da allora abbiamo continuato a perseguire questa strategia stando ben attenti a valutare le potenzialità sia dei brand che delle infrastrutture produttive messe sul mercato dai grandi gruppi».
Con particolare riferimento ai 15 mesi compresi tra maggio 2024 e luglio 2025, la holding di famiglia con sede a Reggio Emilia ha acquisito l’azienda alimentare Princes Limited dalla Mitsubishi Corporation, lo stabilimento di Santa Vittoria d’Alba (Cn) da Diageo, il brand Plasmon da Kraft Heinz e i supermercati italiani di Carrefour.
«Da qualche tempo diverse altre aziende italiane hanno scelto di percorrere questa strada, anche in ragione della continua revisione di strategie e portafogli da parte delle multinazionali che, soprattutto in Europa, tendono spesso a dismettere importanti asset alla ricerca di nuove aree a maggiore rendimento – aggiunge Mastrolia, ribadendo appunto che – per poter procedere con successo nell’M&A, è necessario dotarsi di un management dal profilo internazionale in grado di favorire il dialogo con quel mondo».
Il nodo Carrefour
Concentrando l’attenzione sull’ultima operazione riguardante i punti vendita italiani del gruppo Carrefour, la sua conclusione è stata siglata proprio in questi giorni, il 1° dicembre 2025, con l’acquisizione del 100% del capitale sociale di Carrefour Italia Spa – ridenominata Princes Retail Spa – dopo il via libera dell’antitrust da parte della Commissione europea, che ha dichiarato la concentrazione notificata “compatibile con il mercato interno e con l’Accordo sullo Spazio Economico Europeo (See)” confermando l’assenza di criticità concorrenziali.
Nel sancire il perfezionamento del suo progetto, il presidente di NewPrinces conferma la determinazione che avevano spinto il gruppo ad annunciare questa decisione nel corso dell’estate: «L’operazione segna per il nostro gruppo un passaggio di portata strategica che si inserisce in un più ampio piano di crescita e integrazione verticale di NewPrinces, con l’obiettivo di rafforzare la propria presenza nel mercato italiano e di accelerare la convergenza tra canale industriale e rete distributiva. In quest’ottica abbiamo considerato che la rete di vendita Carrefour, oltre a essere molto importante in termini dimensionali, fosse posizionata nelle aree strategiche del Paese, quelle a più alto reddito, grazie a una fortissima presenza in regioni chiave (quali Lombardia, Piemonte, Liguria) e, in particolare attraverso il format Express, riuscisse a registrare quote molto elevate in tutte le città principali del Centro Nord».
Il network Carrefour Italia, attraverso cui NewPrinces intende rilanciare il marchio storico Gs, comprende 1.027 punti vendita, di cui 642 diretti e attualmente 385 affiliati, tenendo conto che Etruria Retail, franchisee per l’Italia Centrale dell’insegna francese, lo scorso ottobre ha siglato un accordo per i suoi negozi con Gfm (gruppo Unicomm).
Il piano prevede il mantenimento delle insegne Carrefour per un periodo di massimo tre anni, sino al 2028, al fine di garantire “continuità operativa e una transizione graduale” per consumatori, dipendenti e fornitori. Contemporaneamente verrà attivato un processo di rebranding progressivo dei negozi con il ripristino dell’insegna Gs, in base a un progetto strutturato per aree geografiche che dovrebbe avere inizio in Lazio e in Sardegna.
Più precisamente, il progetto di sviluppo comprende la modernizzazione dei punti vendita e il rilancio del brand Gs con un nuovo posizionamento, l’accelerazione delle aperture attraverso l’espansione sia dei negozi diretti sia di quelli gestiti in partnership tramite operating lease e l’integrazione operativa con la piattaforma logistica NewPrinces – che può contare su oltre 600 mezzi refrigerati – per potenziare la distribuzione nel canale Horeca e nei servizi di home delivery, che includono anche la crescita del marchio Docks Cash & Carry, specialista dell’ingrosso alimentare.
Un processo che si svolgerà a un ritmo graduale, mirato a evitare l’effetto destabilizzante del rebranding sul network, ma anche deciso a rispettare le scadenze per non prolungare il senso di sospensione.
Mastrolia ribadisce, inoltre, come l’operazione Gs si fondi sul consolidamento della rete ex Carrefour ed escluda, quindi, qualunque progetto di dismissione dei negozi.
Allo stesso modo, conferma che esso non include un’espansione geografica della rete nel Sud Italia, ritenendola un’area che non potrebbe garantire un presidio della filiera completo e competitivo che sia quindi in grado di assicurare un’economia di scala.
I passaggi chiave del rebranding
Su questo fronte decisiva sarà anche la riformulazione del rapporto coi fornitori che, come si sa, è stata delineata attraverso una comunicazione ufficiale recapitata il giorno stesso del completamento dell’acquisizione a tutti i partner commerciali della catena, invitandoli ad “aggiornare le condizioni economiche” e inviare le proposte commerciali per il 2026, includendo “i nuovi prezzi coerenti con lo scenario attuale” entro il 15 dicembre 2025.
Un altro passaggio chiave nella ridefinizione di questa collaborazione consiste sicuramente nell’adozione, annunciata nella suddetta lettera, di un sistema di fatturazione net-net, a partire dal 1° gennaio 2026, che non prevede cioè alcuna extra-fattura né di primo né di secondo livello e viene presentato proprio come uno strumento mirato a semplificare le procedure tra distributore e fornitori.
«Siamo fermamente convinti delle grandi potenzialità di integrazione verticale che nel suo complesso questa operazione può offrire e delle opportunità di crescita che ne deriverebbero sia per la rete dei punti vendita che per i nostri marchi» aggiunge Mastrolia, che sottolinea come questo modello rappresenti già una realtà consolidata all’estero, mentre in Italia la Gdo risulta ancora molto frammentata e quindi non in grado di esprimere la massa critica adeguata a renderla competitiva a livello europeo.
Significativa a questo proposito è, del resto, anche la ferma volontà espressa dal presidente di NewPrinces di volere mantenere e rafforzare la marca del distributore, al cui sviluppo Carrefour ha dedicato una crescente attenzione, il tutto ovviamente all’interno di una riformulazione che prevede, entro tempi brevi, l’inserimento dei brand del gruppo e la revisione degli attuali prodotti con l’obiettivo di fare della Mdd una delle principali leve strategiche del nuovo Gs.
Un altro passaggio importante del piano di NewPrinces si è compiuto, infine, con la quotazione della controllata del gruppo, Princes Group plc, alla borsa di Londra a partire dallo scorso 5 novembre: «Una scelta dettata soprattutto dalla volontà di creare le condizioni migliori per accelerare la crescita di una piattaforma di prodotti food contraddistinta da una crescente autonomia e da un profilo internazionale».
La quotazione londinese pone di fatto le basi per un futuro percorso di acquisizioni nel settore alimentare da parte della holding italiana, che ha già due società quotate a Piazza Affari (NewPrinces e Centrale del Latte d’Italia) e un pacchetto di oltre 30 brand internazionali tra latticini, bevande, prodotti da forno, pasta, alimentazione infantile e specializzata, condimenti, sughi, conserve di pomodoro, prodotti ittici, vegetali in scatola, realizzati in 32 stabilimenti distribuiti tra Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia e Mauritius, per un fatturato che nel 2024 ha raggiunto i 2,8 miliardi di euro.