Largo Consumo 06/2021 - Notizia breve - Pubblicato on line - Redazione di Largo Consumo
La catena del valore della pasta biologica nella filiera italiana
Il 2020 ha visto un forte incremento degli acquisti di pasta, sia sul mercato domestico (+8,9% le vendite presso la GDO) sia all'estero, con un +20% delle esportazioni in valore. In questo contesto, la pasta biologica italiana presenta notevoli potenzialità di sviluppo, ma con alcune criticità: tra queste, come mette in luce il rapporto Ismea "L'analisi della catena del valore della pasta biologica nella filiera italiana", la dipendenza dalla materia prima estera e la presenza di costi di produzione più alti anche del 70% rispetto alla pasta convenzionale. Lo studio pubblicato da Ismea ha analizzato i flussi economici della filiera e ha ricostruito la distribuzione del valore fra i vari attori. L'indagine, conclusa nel 2020, ha coinvolto 28 aziende biologiche rappresentative della realtà italiana, alle quali è stato sottoposto un questionario quali-quantitativo dettagliato su ogni costo e ricavo della filiera. I risultati mostrano che quando le filiere sono totalmente integrate, cioè quando l'azienda controlla internamente l'intero ciclo di vita della pasta, dal campo alla pastificazione, la fase agricola è quella che deve sostenere i maggiori costi (in particolare per le operazioni di semina e di concimazione), compensati dal prezzo di vendita finale della pasta. Quando la filiera non è integrata, invece, i maggiori costi si spostano sulla fase di pastificazione.
Nell'articolo:
- Mercato pasta: dati 2020