03/12/2025
Largo Consumo 11/2025 - Approfondimento - pagina 82 - 1 pagina - Sandra Tognarini
Stili di vita

Disconnettersi è un diritto?

Disconnettersi è un diritto?

Essere costantemente connessi è ormai la regola, ma può generare molta ansia, anche perché gli strumenti digitali hanno reso indistinto il confine tra vita privata e lavoro. Il Rapporto Italia 2025 di Eurispes rileva, tra l’altro, che una reperibilità costante può limitare i periodi di riposo. Da qui nasce il dibattito sul diritto alla disconnessione, ovvero a non essere contattati o sollecitati professionalmente al di fuori dell’orario di lavoro, senza subire conseguenze. Non è solo una rivendicazione sindacale, ma un’esigenza di salute mentale e qualità della vita. In Europa, alcuni Paesi hanno già legiferato in materia. La Francia, con la Loi Travail, ha introdotto l’obbligo per le aziende di definire fasce orarie di disconnessione. Anche Belgio e Spagna hanno adottato misure analoghe. In Italia, invece, il percorso è ancora frammentato: esistono norme parziali, ma manca una legge organica che riguardi i vari aspetti del fenomeno. Ed è proprio su questo fronte che si concentrano oggi le proposte di riforma. La prima traccia giuridica del diritto alla disconnessione è contenuta nella legge 22 maggio 2017 n. 81, che disciplina il lavoro agile (smart working). L’articolo 19 stabilisce che l’accordo tra datore e lavoratore debba prevedere i tempi di riposo e le misure necessarie per assicurare la disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro.

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Citati in questo articolo:
Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, Remote, Eurispes, Inail