27/01/2025
- Approfondimento di comunicazione d'Impresa - Redazione di Largo Consumo
VISTO A MARCA 2025

Casalasco, testimone del pomodoro italiano

Casalasco, testimone del pomodoro italiano

Dal 1977, Casalasco cura l’intera filiera per la produzione e trasformazione del pomodoro da industria, dal seme al prodotto finito, al 100% italiano e completamente tracciabile. Con una crescita di fatturato, di volumi di prodotto finito, di ampiezza di offerta e servizi al mercato. Lorenzo Fontanesi, Private Label Sales Manager, ci spiega i motivi della loro presenza a Marca by BolognaFiere.

«Come Gruppo Casalasco siamo presenti, a Marca, da diversi anni, appuntamento importante perché esprime il massimo dell’eccellenza italiana delle aziende specializzate nella produzione per conto terzi. Oggi la marca del distributore, per Casalasco, è uno dei core business della nostra attività. Abbiamo riunito anche la nostra divisione brand che gestisce i nostri marchi di proprietà, Pomì e De Rica, per avere una partecipazione alla fiera a 360°».

 In che percentuale incide la PL nella vostra attività? «Private Label e Co-Manufacturing, che sono le due aree di contoterzismo del nostro gruppo, rappresentano quasi il 70% della nostra attività, mentre il restante 30% è in capo alla divisione brand. Un’attività storica per Casalasco, che è alla base della nostra crescita. Negli ultimi 15 anni, la PL ha mostrato una crescita notevole, sia in termini numerici, che di distribuzione. Siamo presenti un po’, in tutto il Mondo, lavorando con il 65-70% del nostro fatturato con l’export, mentre, in Italia, siamo presenti con le catene distributive principali. Il nostro portafoglio prodotti basa la sua centralità sul pomodoro, che è il nostro core business. Tuttavia, le nostre aree di sviluppo hanno fatto sì che l’offerta potesse spaziare dalle  zuppe ai brodi e ai condimenti».

Come funziona la vostra filiera? «Oggi, possiamo contare su 5 stabilimenti produttivi, localizzati nella zona del Nord Italia, tra Parma, Cremona, Piacenza, che lavorano pomodoro conferito dai nostri soci delineando una filiera al 100% italiana».

 E dal punto di vista della sostenibilità?  «Quando trattiamo con l’estero, il Made in Italy del nostro pomodoro ha, in sé, il riconoscimento di una storicità e qualità assodate, implicando un elevato livello di controllo. E noi siamo orgogliosi di portare avanti la filiera certificata italiana al 100%. Che implica però dei costi, degli investimenti. Oggi, del resto, ci sono competitor seri, in Europa, ma con un altro background rispetto al nostro. Come Sistema Paese, bisogna investire per sostenere una produzione storica».

Come vi siete posti rispetto all’inflazione e agli aumenti di listino? «Abbiamo affrontato spinte speculative e scenari inflattivi contingenti , negli ultimi due anni, molto importanti, cercando di assorbirle il più possibile per ribaltare sul mercato il meno possibile . Oggi, noi vogliamo che i nostri clienti, anche a livello di brand, possano beneficiare della miglior produzione possibile in termini di qualità e di sicurezza. Essere all’altezza di ciò che ci viene richiesto, anche a livello di sostenibilità, ha però un costo».

E come confezionamento? «Il packaging è un altro degli aspetti sui quali, negli anni, Casalasco ha spinto ed investito, creando il proprio valore. Oggi possiamo contare su 70 linee di confezionamento che coprono tutta l’offerta di packaging disponibile sul mercato, sia per i prodotti retail, sia per quelli industriali. In questo modo, soddisfiamo tutte le richieste che ci vengono fatte».

Progetti in cantiere? «Tanti e ben venga che ci siano. Il 2025 vedrà, ad esempio, l’inaugurazione, spero in primavera, di un nostro nuovo Innovation Center, al quale stiamo lavorando da circa un anno e mezzo. Diventerà un punto di raccolta di tutte le nostre risorse, per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo, sia di prodotto, sia di packaging, ma anche di nuove tendenze».