Sistemi Bess: come, quando e soprattutto dove

Siamo nel bel mezzo di quella che gli esperti chiamano «transizione energetica»: questo significa che, per ragioni principalmente ambientali, sempre di più il fabbisogno sarà garantito dall’elettricità generata dalle fonti rinnovabili (eolico e solare), piuttosto che dall’impiego di risorse fossili come petrolio, carbone e gas. C’è però un problema: le tecnologie green sono intermittenti, cioè non sono capaci di produrre energia 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ma possono farlo soltanto in presenza dell’effettiva disponibilità della fonte (vento e radiazione solare). Le nostre società, però, hanno un bisogno costante di elettricità: ecco perché diventa fondamentale l’accumulo dell’energia prodotta in eccesso da queste tecnologie per poi rilasciarla in un secondo momento. Questo è il compito affidato ai sistemi di accumulo di energia a batteria (Battery energy storage systems, Bess), chiamati appunto a immagazzinare l’eventuale surplus di energia elettrica per un rilascio successivo. Una tecnologia che sino a poco tempo fa era considerata di nicchia, ma che ora è destinata a giocare un ruolo chiave in un settore energetico decarbonizzato.