- Notizia breve - Redazione di Largo Consumo
Indagine Centromarca sugli impatti dei dazi Usa sui beni di largo consumo
«Abbiamo avviato un’indagine rapida per misurare l’impatto che i dazi americani avranno sull’industria di marca e fornire dati utili in sede nazionale ed europea», ha annunciato Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca.
«Nel settore del largo consumo il prezzo è una componente significativa. Le conseguenze non dovrebbero essere omogenee: ogni merceologia ha specifiche dinamiche di esportazione, variabili produttive e commerciali. Per esempio, ci sono diverse elasticità della domanda alle variazioni di prezzo che i dazi potranno determinare per i consumatori. Certo, la scelta statunitense crea una discontinuità senza precedenti nel mercato globale: ci vorrà tempo e un’attività diplomatica di vasta portata per recuperarla. Come industria di marca non auspichiamo rappresaglie commerciali, che inasprirebbero ulteriormente le tensioni internazionali. Facciamo nostre le considerazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando chiede una risposta europea serena, compatta e determinata. Auspichiamo che l’Unione vari un’attività di negoziazione a tutto campo per tutelare gli interessi sociali ed economici della popolazione e delle imprese»
Secondo una ricerca, condotta negli Stati Uniti da YouGov per Centromarca, circa la metà dei consumatori americani utilizza prodotti grocery italiani: il 14% lo fa ogni settimana, il 25% mensilmente. Tra i prodotti usati abitualmente, nelle prime cinque posizioni troviamo pasta (50% di citazioni), seguita da olio di oliva (46%), formaggi (38%), salse (37%) e vino (33%).
In merito all’ “effetto dazi” solo il 16% dei consumatori afferma di essere disposto a pagare di più per acquistare prodotti grocery italiani, il 48% afferma di essere disposto a spendere la stessa cifra che sborsa per altri prodotti, il 10% vorrebbe investire di meno, il 26% non ha un’opinione precisa.
Fatto cento coloro che consumano prodotti grocery made in Italy, il 47% asserisce che in caso di aumento dei dazi manterrebbe la quantità di prodotti italiani acquistati, mentre il 30% la ridurrebbe.