- Approfondimento di comunicazione d'Impresa - Viviana Persiani
Il ritorno verso le plastiche: il Gruppo Poplast è pronto
Il Gruppo Poplast, con 50 anni di esperienza nell’imballaggio flessibile, è specializzato nella stampa flessografica e rotocalco, nonché nei processi di laminazione e taglio per il packaging dei settori food e no-food. Forte di un reparto R&D interno, sviluppa soluzioni sempre più sostenibili, spaziando dai prodotti tradizionali ai più innovativi monomateriali richiesti dall’economia circolare. Poplast, con sede a Castel San Giovanni (Piacenza), e FM Plastic, a Lamporecchio (PT), fanno entrambe parte del Gruppo.
A Ipack-Ima 2025, fiera di riferimento per packaging e processing, abbiamo intervistato Andrea Ghu, Sales Manager.
«In fiera abbiamo incontrato clienti consolidati e nuovi contatti. Il tema ricorrente è la richiesta di chiarimenti sul PPWR: purtroppo siamo tutti in standby e probabilmente solo nel 2027 conosceremo le normative applicative.
C’è molto interesse per materiali riciclabili o contenenti materiale riciclato.
Sul riciclabile lavoriamo da 7-8 anni; sul polipropilene siamo molto avanti, con soluzioni già pronte all’uso. Qui, ad esempio, mostriamo un pacco interamente in polipropilene, sempre a tre strati: uno esterno in sostituzione del PET, resistente alle alte temperature, uno interno con barriera elevatissima, paragonabile all’alluminio, e un PP cast compatibile con valvole in PE.
Negli ultimi 15 anni il mercato è sembrato orientarsi verso i compostabili ma oggi, in realtà, questa tipologia di materiale rappresenta solo il 2% del mercato.
A questa fase è seguita quella di promozione della carta, ma anche questa soluzione oggi è meno ben vista perché costa di più e garantisce meno protezione. Va anche considerato che la riciclabilità della carta, secondo ATICELCA, vale solo in Italia. Per questo si torna verso strutture plastiche tradizionali, cercando soluzioni monomateriale con un fine vita corretto. Fino a un anno fa, per esempio nel packaging del caffè, applicare una valvola su PP era problematico a causa della sua scarsa resistenza al calore, inconveniente oggi ampiamente superato. Lo stesso vale per la frutta secca. Stiamo inoltre lavorando con il Mono-PE per la pasta fresca ripiena e con il Mono-PP per i solubili. Insomma, i materiali sono pronti».
«Il food è il nostro core business – prosegue Ghu – e rappresenta il 75% del fatturato. Ci stiamo orientando sempre più verso strutture a barriera, riducendo ciò che non lo è. Cresciamo anche nei settori aerospaziale, navale e militare, spinti anche dal contesto geopolitico. Lo stabilimento toscano, nato per servire il tissue, si sta riconvertendo all’alimentare fresco, che richiede soluzioni a barriera.
Siamo partner di primarie aziende alimentari italiane e internazionali. Lavoriamo molto anche con l’Horeca, grazie a cioccolato e caffè, nonostante il settore stia subendo un rallentamento a causa dei prezzi delle materie prime.
Siamo presenti marginalmente anche nel settore del Pet-food, in probabile sviluppo.
Siamo sempre aperti ad acquisizioni: da almeno due anni ne stiamo valutando alcune in Europa. Oggetto del nostro interesse sono soprattutto converter che stampano in digitale, tecnologia che completerebbe il nostro reparto già attivo e performante sia nella stampa rotocalco che flessografica.
Guardiamo con attenzione anche al Pet-Food, valutando l’acquisizione di un’azienda specializzata in quel settore”.
«Insomma – conclude Ghu – stiamo valutando diverse opportunità. Quando sono entrato in azienda, nel 2017, il fatturato era di circa 38 milioni; oggi, grazie al lavoro di tutta la squadra e alle acquisizioni, siamo arrivati a 110 milioni di euro. Il packaging flessibile, e la plastica in particolare, sono settori che offrono e continueranno a offrire grandi soddisfazioni».