07/10/2020
Largo Consumo 09/2020 - Approfondimento - pagina 9 - 1 pagina - Tafuri Valentina
Retrologia

Il riconoscimento facciale è etico?

Il riconoscimento facciale è etico?

Ibm abbandona lo sviluppo e la vendita dei suoi sistemi di riconoscimento facciale perché considerati discriminatori, in particolare nei confronti della popolazione di colore. Lo ha annunciato il ceo della multinazionale americana del mondo informatico, Arvind Krishna, in una lettera inviata al Congresso americano. Già nel 1953, l’allora presidente di Ibm, Thomas J. Watson Jr., aveva scritto ai suoi impiegati che, per policy aziendale, il personale veniva assunto «indipendentemente dalla razza, dal colore, dal credo religioso». Nel ricordare questa eredità nella sua lettera, Krishna ha annunciato che l’azienda rinuncerà, per motivi etici, agli investimenti nel settore del riconoscimento facciale utilizzati con finalità generiche («general purpose» si legge nella lettera), che pure rappresentano una grande occasione di business. In realtà qualcuno negli USA ha evidenziato che l’aver specificato che Ibm non offrirà più servizi o software di riconoscimento facciale per scopi generali lascia spazio alla possibilità di sviluppo e vendita per scopi specifici a società private.

Argomenti

Citati in questo articolo:
Krishna Arvind, Watson Jr. Thomas J., Smith Brad, Amazon, Microsoft, Ibm, Bezos Jeff

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