- Approfondimento di comunicazione d'Impresa - Redazione di Largo Consumo
Vallefiorita unisce tradizione e innovazione del bakery
Vallefiorita, presente a Cibus, è nata in Puglia. Negli anni si è specializzata in prodotti da forno destinati alla farcitura, di flat bread, pucce, pansurprise, ma anche focacce alla pala, pizze proteiche, pizza napoletana e di pani a basso indice glicemico. Dei suoi 25 anni di storia e delle novità portate in Fiera abbiamo parlato con Francesco Galizia, Export Manager. «Siamo in una fase di grande crescita. Due mesi fa, infatti, abbiamo terminato i lavori di realizzazione di un nuovo impianto di produzione dedicato alle basi per pizza e alla focaccia alla pala, affiancando anche nuovi prodotti che abbiamo lanciato già a Marca».
Si tratta di alcune tipicità regionali italiane che Vallefiorita ha riscoperto con l’intento di portarle a conoscenza dei consumatori italiani, del grande pubblico.
«Dallo scorso gennaio, abbiamo iniziato un vero e proprio viaggio attraverso le regioni italiane e le varie peculiarità culinarie, rimanendo sempre nel settore bakery, il nostro core business. Ultimamente, stiamo cominciando a fare capolino anche nel bakery dolce. Così, a Bologna, durante Marca, abbiamo lanciato la pizza al padellino piemontese e la schiacciata toscana.
A Cibus, oltre a questi due prodotti, presentiamo anche il biscotto della tradizione pugliese che, commercialmente, abbiamo chiamato paste da latte: nella nostra tradizione pugliese, nasce proprio come biscotto da inzuppo. In realtà, è molto buono anche mangiato da solo, senza necessariamente il latte.
Inoltre, stiamo lanciano il Panotto, diffuso nel Sud Italia, realizzato con l’impasto della base pizza. Si tratta di un prodotto nato in pizzeria, riutilizzando gli scarti degli impasti delle pizze».
Valle Fiorita, con queste referenze, consacra l’unione tra tradizione e innovazione, proponendo i prodotti delle nostre tradizioni culinarie presentati in chiave moderna.
«Merito anche del lavoro del nostro reparto ricerca e sviluppo che ha all’attivo anche tante collaborazioni, sia italiane, sia con università straniere. Non a caso, siamo una delle poche PMI italiane ad avere, al proprio interno, un laboratorio di ricerca microbiologica».
Qual è il valore aggiunto dell’acqua di mare microfiltrata che voi utilizzate? «In Italia, grazie al nostro laboratorio, siamo stati i primi ad introdurla nell’alimentare, ovvero nel 2018. Fino ad allora era utilizzata, perloppiù, nella cosmetica, ma grazie a una intuizione del nostro reparto R&D, ci è venuta l’idea di provare a sperimentarla nell’alimentazione. Si tratta di acqua di mare al 100% che, naturalmente, viene filtrata e depurata. Ha il vantaggio di un prodotto naturalmente salato e più leggero e facile da digerire. Quando l’abbiamo introdotta, per la prima volta, nella nostra base pizza ai grani antichi, siamo stati premiati, in Francia, come prodotto bakery, in Europa, più innovativo. Da quel momento, abbiamo inserito l’acqua di mare microfiltrata in tutta la linea delle nostre basi pizza e non solo».
Qualche numero legato alla vostra crescita?
«Stiamo già pensando alla costruzione di un ulteriore stabilimento, in quanto i nostri numeri di crescita rimangono molto importanti, con percentuali che vanno dal 15 al 20%, anno su anno, nonostante la crisi dei consumi, in particolare dallo scorso autunno, legata all’inflazione. Lo stiamo riscontrando anche in questo 2024, pur essendo ancora in crescita, sebbene un po' al di sotto di quelle che potevano essere le aspettative. Il dato rilevante è quello che, nel 2023, segna il 25% di fatturato export e dopo il primo quadrimestre 2024, siamo al 30%. Questo dimostra che la domanda dei mercati esteri che continua a crescere, rappresenta una prospettiva importante, con un ampio margine di crescita. Principalmente in Europa e ci sono alcuni paesi dell'Europa dell'Est, come la Polonia, la Repubblica di Ceca, i paesi baltici che stanno crescendo tanto.
Ovviamente, i mercati occidentali sono importanti e noi, a tutt'oggi, abbiamo tantissime richieste dagli Stati Uniti che non riusciamo a soddisfare come vorremmo perché abbiamo ancora una piccola produzione di surgelato. Nel futuro prossimo, infatti, vorremmo avere delle linee di surgelazione interne in modo da poter affrontare i mercati oltreoceano. Nel 2024, contiamo di chiudere con un fatturato tra i 20 e 21 milioni di euro, mentre l’anno scorso è stato di 16,8».