25/05/2021
Largo Consumo 05/2021 - Approfondimento - pagina 24 - 1 pagina - Elisa Latella
Benefit aziendali

Buoni pasto in smart working?

Buoni pasto in smart working?

Smart working e buono pasto: due rette parallele che sembrano non volersi incontrare. O che piuttosto si scontrano in due campi di battaglia, quello del lavoro privato e quello del lavoro pubblico. Andiamo con ordine, iniziamo dal settore aziendale dove, si sa, la lotta è più intensa perché c’è una maggiore attenzione al risparmio dei costi e alla produttività. A livello aziendale il buono pasto non è un diritto: è un benefit, come può esserlo il telefono. In regime di tempo pieno, qui si lavora 40 ore la settimana, il che vuol dire 8 ore al giorno per 5 giorni, il che a sua volta significa 5 pasti fuori casa la settimana. Se non c’è la mensa, ma un ottimo servizio di ristorazione vicino all’azienda, il dipendente può assentarsi mezz’ora, consumare il pasto e rientrare. Non è tutto: è notoria la prassi di utilizzare i buoni (in genere di 7 euro l’uno) per fare la spesa: chi fruisce di 22 buoni al mese, può ritrovarsi con un ottimo contributo per il sostentamento, soprattutto in tempi di crisi economica. Ma il riconoscimento di questo benefit è compatibile con la modalità di lavoro agile, vale a dire con lo smart working, divenuto ordinario durante la pandemia da Covid-19?

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