22/07/2025
07/2025 - Approfondimento di comunicazione d'Impresa - Redazione di Largo Consumo
OLIO EVO

Farchioni seleziona nuove cultivar per rilanciare l'olivicoltura

Farchioni seleziona nuove cultivar per rilanciare l'olivicoltura

Food, cultura, innovazione e territorio, un legame indissolubile che Farchioni rinnova e impreziosisce valorizzando la tradizione ma accompagnandola nel futuro.

La recente edizione di Umbria Jazz, evento di fama internazionale appena conclusosi, ha visto anche quest'anno tra gli sponsor Farchioni, Gruppo alimentare guidato da nove generazioni dalla famiglia che lo ha fondato, realtà locale radicata e articolata con 260 dipendenti, un oleificio, tre frantoi, un birrificio artigianale, una cantina di grande prestigio, un molino e aziende agricole che forniscono agli stabilimenti la materia prima, coltivata in 4 mila ettari di proprietà.

Un sistema che le consente di controllare l’intera filiera produttiva.

Per il secondo anno consecutivo il gruppo umbro ha associato il proprio marchio istituzionale al più importante festival musicale jazzistico italiano, portando progetti e incontri di valore: il primo è stato la conferenza - aperta dal saluto del Rettore dell’Università per Stranieri prof. Valerio De Cesaris - dello scrittore Paolo Giordano dal titolo “Cosa gli olivi mi hanno insegnato su di noi”, occasione per tornare su un tema di cui si è a lungo occupato, l’epidemia di Xylella.

«Aprire il festival accanto a due importanti istituzioni culturali è un onore per la mia famiglia – ha dichiarato in merito Giampaolo Farchioni direttore commerciale Farchioni Olii; – oltre che l’occasione, per la nostra azienda, di affrontare da una diversa angolazione un tema, quello della resistenza degli olivi agli stress e alle criticità legate al cambiato climatico, su cui lavoriamo da tempo insieme alla comunità scientifica e accademica».

La masterclass sull’evo tenuta da Giampaolo Farchioni con Maurizio Servili, professore ordinario di Scienze e tecnologie alimentari dell'Università degli Studi di Perugia e Michela Gasparrini, responsabile del laboratorio qualità Farchioni Olii ed esperta in analisi sensoriale e cultura dell’olio, ha seguito la presentazione dei risultati del progetto Olive Hub realizzato con il Cnr e l’Università di Perugia.

 

Il progetto Olive hub

Si tratta di un progetto di ricerca finalizzato alla selezione delle varietà di olive più produttive e in grado di affrontare criticità ambientali e fitopatologiche, per produrre olii di alto valore salutistico e territoriale in maniera sostenibile.

I risultati della ricerca sono stati presentati al pubblico nel novembre 2024 ma le valutazioni sono tuttora in corso e proseguiranno per arrivare al rilascio commerciale delle nuove cultivar e alla registrazione delle varietà locali di maggiore interesse, mettendo a disposizione dei coltivatori le varietà (autoctone o frutto di incroci) più performanti.

E' stato possibile infatti identificare una ventina di “super-olivi”, in grado di rispondere alle più importanti sfide ambientali, produttive e commerciali che il comparto deve affrontare.

L'obiettivo è favorire la realizzazione di nuovi impianti olivicoli più sostenibili, idonei all’intensificazione colturale, resistenti ai patogeni, più tolleranti agli stress ambientali e in particolare alla carenza idrica, più pregiati per la produzione di olii di alta qualità.

Il lungo programma di miglioramento genetico dell’olivo e la capillare prospezione degli oliveti umbri alla ricerca di varietà locali sconosciute, avviati presso il CNR - Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Perugia fin dai primi anni 2000, hanno consentito l’ottenimento di migliaia di semenzali da incrocio e l’individuazione di oltre 260 varietà sconosciute.

 

Un settore da valorizzare

Il settore olivicolo-oleario italiano ha sofferto del mancato ricambio delle varietà tradizionali con nuovi genotipi migliorati, contrariamente a quanto avvenuto in altri Paesi olivicoli come Israele e Spagna, dove da oltre 40 anni sono stati avviati importanti programmi di miglioramento genetico dell’olivo che hanno portato in anni recenti al rilascio di alcune nuove varietà.

La produzione olivicola italiana, a causa del mancato o comunque ridotto rinnovamento degli impianti olivicoli e in conseguenza della vulnerabilità alle emergenze climatiche, si è venuta riducendo progressivamente negli ultimi anni fino a toccare minimi storici (circa 200mila tonnellate/anno a fronte di una domanda interna di circa 1 milione di tonnellate).

Le attività in campo si sono svolte presso gli oliveti sperimentali predisposti da aziende partner fin dal 2017 e nel campo sperimentale di Boneggio, sito che ben si candida ormai a diventare una infrastruttura di riferimento per la comunità scientifica e per olivicoltori e tecnici, interessati sia agli studi agronomici e genetici che al processo di selezione e miglioramento dell’olivo (breeding), definendo un modello virtuoso replicabile.

L'investimento totale è stato di 1milione e 100mila euro, (500mila direttamente dall'azienda), e le royalties che si genereranno dalla vendita delle piante finanzieranno il prosieguo della ricerca.

Argomenti

Citati in questo articolo:
De Cesaris Valerio, Giordano Paolo, Farchioni Giampaolo, Servili Maurizio, Gasparrini Michela, Farchioni, Cnr, Università di Perugia