25/05/2021
Largo Consumo 05/2021 - Notizia breve - pagina 5 - 1/3 di pagina - Paola Risi
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Antonello Senni: «Lo strumento delle certificazioni non rappresenta una guida sicura»

Antonello Senni: «Lo strumento delle certificazioni non rappresenta una guida sicura»

Commenti dei lettori alla riflessione apparsa sulla copertina del 2/2021

Secondo il report dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile la percentuale di olio di palma certificato, utilizzato dall’industria alimentare italiana, è del 92% mentre l’utilizzo di altri oli vegetali scarsamente certificati, come ad esempio l’olio di girasole, raggiunge a malapena il 4,5%.

Poiché le certificazioni internazionalmente riconosciute dovrebbero rappresentare una guida sicura, circa la sostenibilità ambientale dei vari oli vegetali in uso presso l’industria alimentare, perché molte aziende utilizzano invece nelle loro lavorazioni tipi di grassi vegetali dei quali, al momento, la sostenibilità ambientale non è garantita da alcuna certificazione o lo è solo in minima parte?

Risponde

Antonello Senni, Nutrizionista e biologo

 

L’olio di palma presenta presupposti nutrizionali tali da essere considerato un buon olio, secondo solo all’olio extravergine d’oliva, ma a differenza degli altri oli vegetali, pesa sulla sua produzione il notevole impatto sociale, etico e ambientale nei Paesi in cui viene coltivata la palma. Lo strumento delle certificazioni non può del resto rappresentare una guida sicura in quanto spesso sui principi corretti e scientificamente fondati prevalgono disvalori dettati dal profitto materiale

Argomenti

Citati in questo articolo:
Tassinari Matteo, Unione Italiana per l’Olio di Palma, Confagricoltura, Oleificio Zucchi, Dongo Dario, Nutrition Foundation of Italy, Poli Andrea, Great Italian Food Trade, Giansanti Massimiliano, Senni Antonello

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